Il Pri sulla Giustizia

La riforma del Csm: necessità, non provocazione

Si è svolto nella Sala del Cenacolo della Camera dei deputati a Palazzo Valdina il convegno organizzato dal Pri: "Una nuova giurisdizione nella Costituzione". Relatori Antonio Del Pennino, il senatore Luigi Compagna, Luca D'Auria, Giorgio Spangher. Ma il dibattito è stato ricco di interventi: da Emma Bonino a Guido Calvi, Stefano Ceccanti, Tommaso Edoardo Frosini, Gaetano Quagliariello, Ortensio Zecchino. Per il governo è intervenuto il sottosegretario alla Giustizia, Casellati.

Il Pri ha presentato una proposta di riforma del Csm che ricalca quello del 2004 dei senatori Compagna e Del Pennino. Il modello che viene proposto per la composizione del Csm stabilisce che un terzo dei componenti sia eletto da tutti i magistrati ordinari fra gli appartenenti alle varie categorie, un terzo dal Parlamento in seduta comune fra professori ordinari di Università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di servizio, ed un terzo nominato dal Presidente della Repubblica, sia tra coloro che sono eleggibili dal Parlamento sia tra i magistrati ordinari. Il disegno di legge, secondo Compagna "è più che mai attuale", perché "in questo avvio di legislatura il Csm è tornato con prepotenza al centro delle cronache costituzionali. E c'è alle nostre spalle una intensa stagione di occasioni perdute, di fughe in avanti, di evasione dai termini costituzionali della questione giustizia nella storia d'Italia, di rissosità quotidiana fine a se stessa".

In precedenza il senatore Del Pennino e Compagna stesso hanno cercato invano col loro disegno di legge costituzionale di ritornare alla Costituzione. Si preferì, invece, quella riforma Castelli poi sradicata nella legislatura successiva dalla riforma Mastella: e fra i tantissimi articoli della Costituzione da rivedere, mai il centrodestra prese in considerazione quelli sulla giurisdizione, sulla obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale, sulla composizione e sul ruolo del Csm. Ora ci si riprova.

Come ha detto il segretario del Pri Francesco Nucara che ha concluso il convegno, "il Csm deve garantire l'indipendenza della magistratura come e ancor più quella del singolo magistrato. Se la carriera del magistrato dipende dal Csm, così come è oggi, vuol dire che la sua indipendenza semplicemente non esiste".

Nell'affrontare il tema della giustizia, il Pri si è posto due problemi prioritari: quello dell'autonomia e quello dell'efficienza, dove, spiega Del Pennino, autonomia "non significa autonomia corporativa, ma autonomia del singolo magistrato che promuove o pronuncia il giudizio". Efficienza invece "significa capacità del sistema di offrire una risposta in tempi rapidi alle esigenze di giustizia che provengono dalla società o dai singoli cittadini".

C'è la possibilità che si realizzi ora quello che nel 2004 appariva quasi una provocazione? Ad ascoltare un'autorità, come è nel centrosinistra il senatore Calvi, mai dire mai: "L'opposizione fa l'opposizione, non il dialogo. Ma trovare un accordo è sempre possibile".